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Nuvole gonfie di sogni e cuscini morbidi 

La critica

Donatella Ferretti

Il mondo attraverso gli occhi di Ivo. Un mondo in cui gli oggetti del quotidiano appaiono come trasfigurati, illuminati dallo sguardo assolutamente gioioso e divergente di questo giovane ed eclettico artista, rivisitati e plasmati in rappresentazioni potentemente vitali. 

In questa serie di opere...Leggi di più

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Donatella ferretti

Il mondo attraverso gli occhi di Ivo. Un mondo in cui gli oggetti del quotidiano appaiono come trasfigurati, illuminati dallo sguardo assolutamente gioioso e divergente di questo giovane ed eclettico artista, rivisitati e plasmati in rappresentazioni potentemente vitali. 

In questa serie di opere pensate a partire da un materiale prezioso e profondamente radicato nella storia della sua città, Ascoli Piceno, Ivo Cotani sembra rievocare immagini oniriche e quasi infantili nella loro immediatezza cromatica. Spuntano così animali fantasiosi e coloratissimi, nuvole gonfie di sogni e cuscini morbidi per un bimbo che dorme sotto le stelle. 

In questo modo, grazie allo straordinario estro creativo di Ivo Cotani, la farfalla nata da quel bozzolo che ha prodotto il pregiato filato, smentendo il suo destino che la condannerebbe ad una vita breve, continuerà invece a librarsi nell’aria, disegnando fantastici mondi dove il possibile incontra il desiderabile.
Il mondo di Ivo, appunto.

Sabrina Pecci

C’è un percorso a ritroso che traccia Ivo Cotani, artista visuale e performer: una linea che solca ricordi personali e memorie comuni, ridestati nell’ascolto di storie e aneddoti sulla sua città di origine, Ascoli Piceno. Attraverso narrazioni casuali, incontri inaspettati, esplorazioni mirate, l’artista ha ri-scoperto origini e tradizioni legate alla bachicoltura picena, industria fiorente nella prima parte del Novecento, attivando la propria progettualità a partire dalle suggestioni cromatiche innescate dalla ricerca: il giallo, che caratterizzava la particolare qualità dei bozzoli del Piceno; il rosso, a bande, che segnalava i bachifici, il bianco delle more, i colori di tessuti e stoffe legate a ricordi di infanzia, ad altri racconti, a colori profumi forme intimamente note ma dal significato sfuggente, aspetti intrisi nel tessuto cittadino e in qualche angolo remoto della sua mente. Ricordi familiari, di giochi (era un gioco?) con i bozzoli, le more del gelso, o forse racconti, di donne anziane e più giovani (è un ricordo? sono racconti?) che allevavano bachi, dal cui filato si ricavava la seta più pregiata. Seta che Ivo Cotani recupera e contamina con pittura e segni, in una composizione stratificata e tridimensionale cucita con fili come fossero tracce di memorie, intorno a forme elementari e morbide, sovrapposizioni di vecchi tessuti cercati nei mercatini o comunque in disuso. La cucitura - che evoca innumerevoli esempi nel mondo dell’arte e rimanda al campo vasto dell'arte tessile - qui non si fa scrittura ma rimane come segno minimale, povero, semplice, lontano dalla complessità del ricamo ed è per Ivo senza ambiguità il legame autentico che lo congiunge al mondo imaginifico dell’infanzia, pur trasfigurato dagli strati del ricordo. Infanzia come mondo gioioso, ora in colori tenui, pastello, ora in esplosioni cromatiche e sempre vivide di lucentezza serica. Gioiosità che prelude e mostra un destino inverso a quello del bruco prigioniero del/nel suo bozzolo e che svela la trasformazione in atto in un essere che si libra/libera in uno spazio bidimensionale e fiabesco: sempre presenti le ali, la leggerezza ma anche la volontà di fuga, viaggio, apertura, elemento visuale ricorrente nella pittura di Cotani, così come l’angelo irriverente, le stelle, le figure ibride di strani e favolosi animali.

Ancora 1
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